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Ricerche ed Approfondimenti
Migrazione: fenomeno storico di tutti i tempi e oggi grave problema sociale. (3° intervento)Come sottolineano le vicende di cronaca, non c’è giorno che clandestini, poveri derelitti, disperati senza nessuna illusione e senza niente da perdere provenienti dal Marocco, dall'Algeria, dalla Nigeria, dalla Somalia, dalla Libia o da altri paesi corrano ad imbarcarsi sopra le decrepiti imbarcazioni che li porteranno non si sa dove, verso quella che credono la salvezza: giungono sulle nostre coste con ogni mezzo disponibile, sopportando fatiche bestiali e molto spesso rischiando anche di morire durante il “viaggio della speranza”, se non vengono portati in salvo sulle navi di soccorso che solcano il Mediterraneo. E tutto questo per trovare un presunto Eldorado italiano o europeo. Ma quali le conseguenze di questi spostamenti? A cura di M.D.A. 3. Conseguenze dell’emigrazione L’emigrazione genera conseguenze di forte incidenza sia nei Paesi di partenza che in quelli di arrivo, ma variano a secondo delle caratteristiche socioculturali ed economiche dei migranti, il loro sesso e i rapporti di distanza tra le loro ubicazioni di insediamento originarie e quelle di destinazione. In generale si tende a considerare le conseguenze sotto il profilo degli effetti demografici, economici, sociali, politici, antropologici (20). Quando i migranti si spostano da un paese all'altro, diventano parte dei computi statistici fondamentali dei paesi di partenza e di arrivo. Per esempio sul piano demografico i movimenti migratori determinano una cospicua riduzione degli individui attivi, perché sono i giovani in maggioranza ad emigrare e i celibi in particolar modo; ciò pone le premesse per un invecchiamento della popolazione (e in determinati paesi, come in Giappone, anche matrimoni tra consanguinei). Un accrescimento della popolazione, invece, si verifica nei Paesi di destinazione, collegato a fenomeni come l’innalzamento del tasso di natalità, l’abbassamento dell’indice medio di vecchiaia, per la numerosa presenza di immigrati giovani (21). Nelle regioni di partenza diverse è l’evolversi della situazione, a seconda se, dopo l’esodo migratorio è rimasta o no una certa aliquota di persone attive. Nel primo caso, infatti, può essere attuata una riorganizzazione su nuove basi della locale economia, favorita dalle rimesse di danaro degli emigrati, con l’opportunità, nelle zone di campagna, di un aumento dell’estensione dei poderi, un miglioramento delle colture e un possibile assorbimento della disoccupazione industriale. Quando si è in presenza, invece, di massiccio flusso migratorio delle forze di lavoro, la popolazione rimata non è sufficiente a trasformare le preesistenti strutture agrarie, non riuscendo neppure a sopportare gli altri oneri, amministrativi, sociali, fiscali, e allora è destinata al decadimento, all’abbandono e all’ulteriore spopolamento.(22) Nei Paesi di arrivo le conseguenze sono ancora più complesse e specialmente negli ultimi decenni, i massicci movimenti di individui sono divenuti un pressante elemento di preoccupazione. Essi incidono sulle strutture economiche nazionali, determinano la densità di popolazione e i modelli di distribuzione, modificano le tradizionali mescolanze etniche, linguistiche e religiose, determinano particolari prese di posizioni politiche, infiammano dibattiti nazionali e tensioni internazionali. I modelli e i conflitti di migrazione toccano così tanti aspetti delle relazioni sociali ed economiche, e sono diventati una parte così importante delle attuali realtà della geografia umana. (23) Infatti, se la concentrazione di giovani migranti in determinate aree già abbastanza avanzate economicamente, come i distretti industriali, riesce ad imprimere una spinta alle attività esistenti, con l’aumento dei bisogni e l’ampliamento del mercato, essa crea anche la possibilità di iniziative nuove e diversificate, specialmente nel settore terziario. Ma se il territorio dove si va a concentrare il flusso migratorio, già in difficoltà preesistenti, non è in grado di offrire lavoro e impiego a tutti, come spesso succede nei Paesi sottosviluppati e, nei periodi di forte crisi o recessione, anche nelle metropoli di quelli sviluppati, la conseguenza inevitabile è l’accentuazione degli squilibri territoriali e l’aumento delle tensioni sociali. Quando un Paese riesce a tenere sotto controllo il flusso immigratorio o a selezionare e opportunamente utilizzare la mano d’opera d’immigrazione, le conseguenze negative si riducono e l’integrazione dei migranti con la popolazione del paese di arrivo risulta facilitata (24). Diversamente la situazione diventa talvolta socialmente ingovernabile, con aumento talvolta del tasso di criminalità, e con la conseguenza anche del ricorso al forzato rimpatrio di migranti. In taluni casi la migrazione in un Paese è una tappa per un ulteriore spostamento verso un Paese più lontano. Infatti, un altro obiettivo del migrante è ridurre l’incertezza; esso può essere raggiunto mediante una serie di spostamenti intermedi o seguendo l’esempio di precedenti esperienze. In effetti gli studi sull’emigrazioni hanno potuto stabilire che i migranti hanno probabilmente percezioni più complete ed accurate dei luoghi più vicini piuttosto che di quelli più lontani, e in genere il fattore della distanza favorisce i brevi spostamenti rispetto a quelli lunghi. Quindi nei paesi d’arrivo si determinano problemi anche di gestione di flussi migratori di transito. Oltretutto alcuni paesi sono anche penalizzati dal fattore direzione dei flussi migratori, vale a dire che i flussi di spostamento non sono casuali, ma piuttosto determinati luoghi presentano maggiori capacità di attrazione o di possibilità di transito rispetto ad altri, per esempio l’Italia da paese di emigranti è diventata negli anni più recenti soprattutto terra d’immigrazione e di transito di migranti. (continua) ____________________________________________________________________________________ Note: (20) “Effetti antropologici. Nel caso di migrazioni massicce e di una relativamente facile integrazione economica e sociale degli immigrati nella collettività ospite, si verificano con frequenza unioni miste (matrimoni e/o unioni libere) tra immigrati e popolazione locale o tra immigrati di diversa provenienza. Le unioni miste danno luogo a una progressiva modificazione dei caratteri fisici delle nuove generazioni e, nel lungo periodo, tendono a modificare anche le caratteristiche antropologiche della popolazione, come è avvenuto nel corso dei millenni in tutti i continenti”. (Nora Federici: Movimenti Migratori cit.). (21) Nell’analisi delle conseguenze delle migrazioni va tenuto presente dal punto di vista demografico il saldo migratorio. “In questi casi occorre distinguere i flussi in entrata (immigrazioni) ei flussi in uscita emigrazioni. il saldo migratorio è costituito dalla somma algebrica dei due flussi: è positivo quando le immigrazioni sono più consistenti delle emigrazioni; è negativo in caso contrario; è nullo quando i due flussi si equivalgono” (A.Vallega:Geografia umana, Mursia, pag.76). (22) Tecnicamente bisogna tener conto dei tassi migratori e di aumento o diminuzione della popolazione. “Il tasso di immigrazione è costituito dal numero medio di immigrati per mille abitanti; il tasso di emigrazione è calcolato allo stesso modo.” Tali tassi in aggiunta al dato sulla natalità e sulla mortalità fa sì che “a questo punto sono presenti i quattro elementi che compongono il movimento complessivo o – se si ragiona in termini di tassi – che compongono il tasso di variazione (incremento o decremento) della popolazione. Il movimento d’assieme è la risultante di due componenti in entrata, nascite e migrazioni, e di due componenti in uscita, morti ed emigrazioni. Se la somma delle prime due componenti supera la somma delle altre due, la popolazione aumenta; in caso contrario diminuisce” (A.Vallega:Geografia umana, cit). (23) “Nella migrazione convergono tutti i principi dell’interazione spaziale e delle relazioni spaziali: complementarità, trasferibilità, opportunità e barriere interposte giocano tutte un ruolo”. (G Galbiati:cit.). ”La complementarietà si verifica quando un luogo o una regione trovano altrove una risposta alla propria esigenza di beni e servizi creando un’interazione spaziale che si sviluppa su distanze più o meno lunghe”…”Un secondo fattore che influenza l’interazione spaziale è la trasferibilità” (Greiner Alyson -ÂÂ G. Dematteis, cit.pag.19). ” Anche quando esiste complementarietà, l’interazione spaziale si verifica soltanto quando vengono soddisfatte le condizioni di trasferibilità, ossia quando i costi di uno scambio risultino accettabili. La trasferibilità esprime la mobilità di un bene e varia in funzione di tre condizioni: 1) le caratteristiche e il valore del prodotto; 2) la distanza…3)… i costi di trasporto…. Le opportunità interposte servono a ridurre le interazioni fra offerta e domanda che altrimenti si potrebbero sviluppare tra aree complementari distanti. Per motivi di costo e convenienza, è improbabile che un acquirente acquisti beni identici a distanza, se ha a disposizione un’offerta vicina più conveniente. Quando ciò si verifica, l’opportunità interposta indica la complementarietà a più breve distanza.” (G Galbiati:cit.). (24) “Il processo di integrazione degli immigrati non è sempre indolore, e provoca non di rado tensioni politiche e sociali più o meno gravi… tale processo è ostacolato da forti difformità di carattere etnico e culturale…) tra masse immigrate e popolazione ospite. Non sempre però esse creano tensioni tali da compromettere la convivenza pacifica. Un caso tipico è quello della società statunitense, in cui convivono larghissime comunità fortemente differenziate dal punto di vista etnico e religioso: il processo di integrazione si è svolto qui con ritmo differenziato a seconda della minore o maggiore difformità originaria dei vari gruppi, ma può considerarsi ormai avviata una coesistenza sempre meno conflittuale. E ciò nonostante continuino a verificarsi episodi di intolleranza più o meno gravi, soprattutto nelle zone in cui la popolazione con caratteristiche etniche e culturali molto diverse raggiunge la parità o addirittura la prevalenza numerica”. (Nora Federici: Movimenti Migratori cit.). Migrazione: fenomeno storico di tutti i tempi e oggi grave problema sociale. (2° intervento)In Italia facilmente non ci ricordiamo che anche nella nostra storia è stato scritto un triste capitolo di immigrazione; come dimenticare le grandi navi o gli straripanti treni che partivano dal mezzogiorno per andare in America o in Europa; migliaia di sventurati con le valigie di cartone pronti all'avventura, gente che accettava umili lavori pur di sopravvivere: ora la storia si ripete con l’unica variante che l’Italia è per vari motivi adesso è terra di arrivo o di transito di chi, per quanto qui di seguito indicato, è costretto a lasciare il proprio paese. A cura di M.D.A. 2. Varie tipologie di migrazioni Fattori repulsivi e attrattivi La maggior parte delle migrazioni è volontaria per allontanarsi dalle difficoltà di vario tipo del luogo di origine. Queste condizioni negative, secondo i geografi che studiano le migrazioni, sono considerati fattori di spinta o di repulsione; essi inducono la gente ad abbandonare la propria residenza e incoraggiano la decisione di migrare. Tra i fattori repulsivi di carattere generale si annoverano la guerra, il sovraffollamento, la mancanza di opportunità professionali, la disoccupazione, il costo della vita, la povertà, la fame. Le presumibili condizioni positive del luogo di destinazione sono considerate fattori di attrazione. Tra i fattori attrattivi si contano le condizioni e le opportunità di lavoro, la sicurezza, la maggiore possibilità di procurarsi il cibo, un clima migliore e così via. Questi fattori hanno contorni vaghi, perché spesso immaginati o supposti, solo in pochi casi sono basati su sopralluoghi sul posto e molti migranti hanno aspettative eccessivamente positive riguardo la loro destinazione (11). Sulla base di quanto già detto sulle cause delle migrazioni è facile immaginare tutta una serie di fattori repulsivi e per contrasto una corrispondente serie di fattori attrattivi, perché la decisione di migrare scaturisce proprio dall’incontro, dalla corrispondenza o messa a confronto dei due tipi di fattori, unita alla convinzione o percezione di una riduzione o assenza di ostacoli sia in relazione ai luoghi di origine e sia a quelli di destinazione. La decisione di migrare è l’effetto di come viene valutato l’attuale luogo di origine in relazione ad altre località di cui si conosce forse già qualcosa o verso le quali si nutrono delle speranze e tale valutazione è direttamente proporzionale al livello di aspirazione, di realizzazione, di ambizione che il potenziale migrante prevede per se stesso. Per questo un obiettivo fondamentale del migrante è la riduzione dell’incertezza. Migrazione volontaria e migrazione coatta Si può scegliere di migrare o di farlo sotto il terrore della costrizione. La forza prevalente che spinge alla migrazione volontaria è l'”attrattiva” delle opportunità che invitavano altrove, è la forza che ha spinto spesso la gente ad abbandonare le dimore rurali per le città, è la forza, per esempio, che induceva milioni di europei a andare in America, la maggioranza dei quali vi giungeva con la speranza di maggiori opportunità e migliori condizioni di vita. La migrazione coatta si verifica quando una popolazione si sposta dal luogo d’origine non per propria scelta, ma perché vi è costretta con la forza. Nelle migrazioni forzate sono persone diverse dai migranti a prendere per loro la decisione del trasferimento. Dalla fine del XVI secolo all’inizio del XIX, gli africani furono trasferiti con la forza sulle navi negriere come schiavi. Oltre alla tratta degli schiavi, anche le “deportazioni”, possono essere comprese tra gli spostamenti coatti, come per esempio, nel XVIII e XIX secolo, quelli di carcerati dalle prigioni inglesi in Australia, che divenne la terra dove sbarcare questi colpevoli di crimini e condannati appunto alla “deportazione”. (12) Tra le migrazioni parzialmente coatte ci possono essere certe rilocalizzazioni demografiche indotte per distribuire meglio la popolazione sul territorio, avvalendosi di campagne governative, tese a diminuire zone densamente abitate a vantaggio di altre con livelli di popolazione più bassi, come, per esempio, quella voluta dal governo indonesiano nel secolo passato alla fine degli anni sessanta per riequilibrare il livelli di abitanti tra Giava e le altre isole e territori del Paese. Migrazioni intercontinentali, internazionali e interne I movimenti intercontinentali sono collocati sulla scala più ampia degli spostamenti umani e vanno dai primissimi popolamenti del mondo abitabile ai più recenti esodi dei profughi asiatici o africani verso i Paesi dell’Europa o dell’emisfero occidentale (13). Nei primi decenni del XXI secolo si stanno verificando significativi cambiamenti (14) nella direzione dei flussi migratori, la quale non è più soprattutto dal Sud al Nord, ma anche, e in continuo aumento, tra paesi del Sud (15). Ad una scala più bassa si collocano gli spostamenti della popolazione da uno Stato ad un altro all’interno di uno stesso continente. Queste migrazioni internazionali, rispetto a quelle nazionali, presentano un maggior grado di difficoltà, sia per i costi che per le formalità burocratiche, collegati ai passaporti, ai visti d’ingresso e al rinnovo dei documenti di soggiorno nello Stato di arrivo. Infine col termine di migrazioni nazionali interne o interregionali si denotano i movimenti di persone all’interno di uno stesso Stato, da zone territoriali di un certo tipo ad altre con caratteri diversi, per esempio da zone di montagna alla pianura, dalla campagna alla città, da zone agricole a centri industriali ecc. Altri elementi che concorrono a classificare le migrazioni. Le migrazioni poi possono ulteriormente essere classificate in base alla durata della permanenza nel luogo di destinazione, al numero di persone che sono coinvolte, ai periodi dell’anno, al rispetto delle norme che regolano i passaggi da uno stato all’altro ecc, si hanno così: migrazioni permanenti, quando la popolazione emigrata si trasferisce in maniera stabile nel luogo d’arrivo; migrazioni temporanee, quando lo spostamento si limita ad un periodo più o meno lungo che può variare per numero di mesi o anni (16); migrazioni selettive che coinvolgono solo alcuni gruppi o categorie, in generale per le politiche selettive in corso nei paesi d’arrivo che cercano di attirare determinate categorie di persone, di tecnici, di lavoratori qualificati, ecc. (17); migrazioni stagionali, periodiche (18), di lavoratori che si spostano dal proprio paese in un altro per lavori che cadono in determinate stagioni o periodi dell'anno, tra queste forme di spostamento vanno inseriti anche i movimenti pendolari all’interno dello stesso Stato, mensili o settimanali, da una regione ad un’altra; migrazioni clandestine, quelle fatta senza le previste formalità amministrative, di legge e di controlli di polizia, previsti dallo Stato in cui si arriva.(19). (continua) ___________________________________________________________________________________ (11) Il fenomeno migratorio è stato analizzato si, a livello macro, cause oggettive, sia a livello micro, motivazioni soggettive dello spostamento. “Dal punto di vista delle motivazioni individuali nella decisione di emigrare si possono distinguere due momenti: la decisione di lasciare l'attuale residenza e la scelta del luogo di destinazione, determinate rispettivamente da vari fattori di repulsione e di attrazione. È ovvio che le motivazioni possono essere di diverso tipo, e che con l'evoluzione sociale a quelle tradizionali se ne aggiungono altre, espressione di nuove concezioni di vita. Non a caso l'approccio micro si è sviluppato in risposta all'esigenza di tener conto di una realtà sempre più ricca e complessa.” (Nora Federici: Movimenti migratori cit.). Tra le motivazioni personali per migliorare il tenore di vita si possono annoverare quelle che stanno dietro alla cosiddetta brain drain, “fuga dei cervelli”, l'emigrazione verso Paesi stranieri di persone di talento o alta specializzazione professionale, fenomeno generalmente visto con preoccupazione perché rischia di rallentare il progressoÂÂÂÂ , culturale tecnologico ÂÂÂÂ ed economico dei Paesi dai quali avviene la “fuga”. (12) “Mentre dominava la tratta degli schiavi, i paesi europei erano pure impegnati a espellere criminali condannati e altri indesiderabili verso colonie lontane. La storia della seconda spedizione di deportati in Australia da un'idea delle condizioni: più di 1000 prigionieri vennero stipati a bordo di una nave inadeguata, e 270 morirono per strada e vennero gettati in mare. Di quelli che arrivarono vivi a Sidney,circa 500 erano malati e altri 50 morirono nel giro di pochi giorni. Il tributo di vite umane durante il periodo coloniale europeo è incommensurabile.” Dati rilevati dal sito cit. (13) Su Greiner Alyson G. Dematteis si può consultare mappa sui grandi flussi migratori alla fine del XX secolo. La mappa evidenzia le grandi correnti migratorie dopo gli anni settanta e le nuove correnti costituite da lavoratori molto qualificati. (14) Vedi mappa sulle nuove rotte dei flussi migratori da Greiner Alyson G. Dematteis, cit.pag.100 (15) “I motivi di tali cambiamenti sono essenzialmente tre: la crisi economica che ha investito i paesi economicamente più avanzati, lo sviluppo economico di alcuni paesi del Sud (detti <<paesi emergenti>>) e i cambiamenti climatici. La crisi economica ha ridotto i posti di lavoro nei paesi industrializzati, i cui tassi di disoccupazione sono aumentati (nel 2011 Stati Uniti 9%, Unione Europea 9,7%). I primi a perdere il lavoro sono generalmente gli immigrati, pertanto i flussi in entrata si sono ridotti e si sono attivati anche i flussi in uscita, di quanti, non trovando lavoro, tornano nei propri paesi” (Greiner Alyson-G. Dematteis, cit.pag.101). (16) “Oggi, però, si va facendo sempre più frequente un tipo di migrazione che sotto un certo punto di vista si può considerare intermedio tra le migrazioni temporanee e quelle definitive: le migrazioni ricorrenti, caratterizzate da uno spostamento ripetuto, perlopiù a breve termine, molto spesso con periodicità regolare o di durata più o meno uniforme. Al criterio della durata si affianca quindi sempre più spesso quello della periodicità”. (Nora Federici: Movimenti migratori cit.). (18) “La crescente diffusione delle migrazioni ricorrenti e in particolare di quelle periodiche è certo conseguenza delle sempre maggiori facilità di spostamento anche a distanze notevoli. (19) “Con il termine 'migrazioni clandestine' ci si riferisce ai casi di ingresso o permanenza illegale in un determinato paese. Il fenomeno delle migrazioni illegali è assai diffuso ovunque, e in taluni paesi o in taluni periodi assume proporzioni notevoli, anche se è difficile valutarlo in termini quantitativi poiché sfugge a ogni registrazione statistica. Si tratta evidentemente di un fenomeno che è tanto più diffuso quanto più sono restrittive le norme di ingresso nel paese, e che l'accresciuta pressione demografica delle zone sottosviluppate e la maggiore facilità di spostamenti anche a lungo raggio hanno reso e tendono a rendere sempre più consistente”. (Nora Federici: Movimenti migratori cit.) Migrazione: fenomeno storico di tutti i tempi e oggi grave problema sociale.Negli ultimi anni si è assistito ad un forte aumento del fenomeno dell'immigrazione clandestina, riconducibile per lo più al differente grado di benessere tra Stati poveri o in via di sviluppo e Stati sviluppati. Ma l’immigrazione è solo un aspetto della migrazione, contrapposto all’emigrazione. Proponiamo qui di seguito alcuni interventi di ricerca e approfondimento volti a determinare, sia pure in forma ridotta e sintetica, un quadro di questa complessa problematica. a cura di M.D.A. 1. Concetto di migrazione, sue caratteristiche e cause. Per migrazione, nell’accezione più generica del termine, s’intende lo spostamento da una zona all'altra di un singolo uomo o gruppo di persone. Ma, a differenza del temine mobilità, ha insito in sé il valore di fenomeno sociale che spinge un individuo singolo o un gruppo a spostarsi dal proprio luogo originario verso un altro luogo, e si configura come una particolare forma di comportamento spaziale dell’uomo.(1) Infatti, da sempre, gli uomini per sopravvivere devono essere disponibili alla mobilità. (2) Questo termine, però, viene riferito a tutti i tipi di movimento dell’uomo sul territorio, anche a quelli di breve spostamento nello spazio, giornaliero o temporaneo, come, per esempio, compiere il tragitto per recarsi a scuola, al lavoro, a fare gli acquisti al mercato o nei negozi. Queste forme di mobilità attinenti alla circolazione, termine con cui spesso sono indicate, non implicano un cambio del posto dove abitualmente si risiede. Diverso invece è lo spostamento di lungo periodo, collegato ad una decisione di abbandonare (temporaneamente o permanentemente) il proprio luogo d’origine e trasferirsi e risiedere altrove. Questa seconda forma di comportamento spaziale prende il nome di migrazione. Tale fenomeno può essere, ad esempio, legato a cause ambientali, economiche e sociali, personali, spesso tra loro intrecciate. (3) Ciascuna migrazione consta di due momenti: la partenza da un luogo, definita emigrazione, e l’arrivo in un altro luogo, denominato col termine d’immigrazione. In genere l’emigrazione è comunque un evento in qualche modo traumatico, perché la separazione dalla terra d'origine è sempre sentita come una frattura nella vita personale. Molti migranti, dopo essersi trasferiti, riescono ad adattarsi al nuovo posto, ad integrarsi nel nuovo territorio, oppure si spostano ulteriormente, ma altri, dopo la loro partenza, sono incapaci di stabilirsi nel luogo dove sono emigrati e, o per propria volontà o per necessità, ritornano a casa. È difficile isolare una causa principale che porta alla decisione di spostarsi; generalmente, essa è la risultante di più circostanze, che è difficile individuare una ad una. In effetti, quando vengono a mancare le condizioni necessarie alla realizzazione di sopportabili condizioni di vita, l’uomo è spinto a trovare un luogo diverso da quello di origine in cerca di miglior fortuna. Le motivazioni possono essere le più diverse: economiche, politiche, guerre in atto, persecuzione ecc.(4) Cause economiche. Si migra dunque da un ambito geografico ad un altro per svariati motivi. Probabilmente il principale è economico e finanziario: consiste nella convinzione di poter migliorare le proprie condizioni di vita e di soddisfare meglio i propri bisogni materiali guadagnando di più. Non dimentichiamoci che la prospettiva di una vita migliore, con le grandi migrazioni storiche dei secoli passati, portò milioni e milioni di persone dalla propria patria al Nuovo Mondo e alle nuove terre dell'emisfero meridionale.(5) Cause politiche e belliche E’ facile immaginare come anche i fattori politici hanno determinato e tuttora determinano fenomeni migratori in grandi proporzioni, dal lontano passato fino agli anni più vicini a noi. Tali spostamenti sono contrassegnati da esodi, espulsioni, fughe e via dicendo, talvolta affrontando la ventura in mare aperto verso un destino incerto pur di sfuggire ad un regime oppressivo, alle persecuzioni di un dittatore o di capi di fazioni politiche avverse, alla guerra in atto. (6) Talvolta le cause politiche possono determinare il rientro in patria, perché mutano le situazioni del governo locali, migliorano le condizioni generali ed economiche, e si spera in un rinnovamento delle condizioni sociali. (7) Anche i conflitti armati internazionali o le guerre civili generano correnti migratorie (8), sebbene in taluni casi la fine delle ostilità può ad essere seguita da un rientro della maggioranza dei migranti, che cercano, col ritorno nella propria terra, una via d’uscita alla vita in squallidi campi profughi dove soffrono la fame e hanno gravi problemi sanitari, come per esempio accade attualmente per le guerre nel continente africano. Fattori ambientali e tecnologici Le crisi dell’ambiente in cui ci si trova portano a migrazioni su larga scala. Un prolungato periodo di piogge (9), o di siccità, raccolti bassi, ecc. determinano carestie e spingono molti agricoltori e abitanti di villaggi agricoli ad abbandonare le terre divenute improduttive e migrare altrove. Calamità più gravi che provocano vittime come inondazioni, tempeste, terremoti distruttivi (10), eruzioni vulcaniche ecc. sono state spesso cause di migrazioni di grandi proporzioni in diverse aree del mondo e in diversi periodi della storia. Oggi l’emigrazione è resa più semplice dalla tecnologia che rende il trasporto e la sistemazione più facili che in passato. Se molti migranti si spostano ancora con mezzi semplici, perfino difficoltosi, a piedi, su barche e barconi, ecc, milioni di altri hanno visto ridursi gli ostacoli alla migrazione con il ricorso a moderni mezzi di trasporto, ad una sistemazione iniziale più sicura, e ad una abitazione più confortevole (continua). __________________________________________________________________________________ Note: (1) “Con il termine interazione spaziale, si indica il movimento dei popoli, idee e prodotti (beni acquistati e venduti) all’interno delle aree geografiche e fra di esse… La convinzione che l’interazione spaziale rifletta le differenze areali spinse il geografo Edward Ullman a indagare sulle condizioni essenziali che influenzano tali interazioni e a proporre un modello esplicativo… Sebbene il modello di Ullman faccia riferimento ai flussi di beni, esso trova applicazione anche nei trasferimenti di informazione e nei modelli di spostamento degli esseri umani” (G Galbiati: Concetti chiave di Geografia:Riassunto del testo "Geografia umana"di J. Fellman - A. Getis); (2) “Gli esseri umani non sono merci, e non rispondono in maniera prevedibile ai dettami impersonali dell’interazione spaziale. Tuttavia, per sopravvivere, gli individui devono essere disponibili alla mobilità. Questo termine viene applicato a tutti i tipi di movimento dell’uomo sul territorio.” (G Galbiati, cit.) (3)”Una teoria della migrazione “di Everett S. Lee (University of Pennsylvania.) influenza ancora oggi gli studi sui flussi migratori. Lo schema concettuale di Everett S. Lee è abbastanza semplice e utilizzato per individuare i diversi fattori che incidono nella scelta di una persona di emigrare. Esso prevede quattro gruppi: luogo d’origine, luogo di destinazione, eventuali ostacoli, fattori personali, rispetto ai quali valutare gli aspetti positivi o negativi. (Demografia, vol. 3, No. 1. (1966), pp 47-57 La demografia è attualmente pubblicato dalla Population Association of America).cfr. Greiner Alyson-G. Dematteis: C. Lanza: Geografia umana. Un approccio visuale, Utet, pag.99. (4) “Un nuovo orientamento dell'analisi delle correnti migratorie, affermatosi negli ultimi anni, è il cosiddetto approccio sistemico, che tiene conto delle profonde trasformazioni in atto nel mondo, che investono l'ambiente naturale, l'economia, i rapporti sociali a livello sia individuale che nazionale. In questa fase già in atto, e destinata probabilmente a protrarsi nel tempo, è inevitabile che anche il fenomeno migratorio subisca una progressiva trasformazione, non da ultimo a seguito della sempre più profonda frattura economico-demografica tra i paesi economicamente avanzati e quelli sottosviluppati. Queste nuove linee di ricerca…. mirano a studiare i flussi migratori in relazione agli altri flussi di capitali e di merci” (Nora Federici: Movimenti migratori in Enciclopedia delle scienze sociali, 1996 (Treccani). (5) “Il forte accrescimento demografico che ha caratterizzato le popolazioni europee nella seconda metà del XVIII secolo e nel XIX secolo ha dato luogo a imponenti flussi migratori che dai vari paesi d'Europa si sono diretti verso il Nuovo Mondo attratti dalla disponibilità di immense ricchezze nei nuovi territori ancora pressoché completamente spopolati…L'enorme portata di questo fenomeno si può apprezzare tenendo presente che, nel corso di un secolo, le correnti migratorie europee hanno popolato interi continenti. Le due Americhe, l'Australia, la Nuova Zelanda e, in misura minore, alcuni territori dell'Africa” (Nora Federici: Movimenti migratori cit.). (6) “L'emigrazione di più di 50000 asiatici residenti in Uganda nel 1972, molti dei quali verso il Regno Unito, derivò dall'improvvisa espulsione, decretata dal dittatore del paese, Idi Amin. Lo spostamento di 125000 cubani, attraverso il ponte navale «Mariel» nel 1980, è stata la manifestazione più recente di un'emigrazione che è sempre presente da quando il regime comunista ha preso il controllo di Cuba nel 1959. Dalla fine degli anni '70 molte migliaia di cambogiani sono fuggiti dal regime oppressivo di Phnom Penh verso la vicina Thailandia. Nello stesso periodo, migliaia di cittadini del Vietnam abbandonavano la loro patria trasformandosi in «boat people» che affrontavano il mare verso un destino incerto” Dati rilevati dal sito di didattica dell’Itsos Albe Steiner di Milano. (7) “Nel 1990, quando venne smantellato il sistema dell'apartheid e le organizzazioni dell'opposizione che erano fuorilegge in passato ritornarono ad essere legali, i sudafricani esiliati cominciarono a tornare nel loro paese perché erano migliorate le condizioni politiche.” Dati rilevati dal sito cit. (8) “Negli anni '80, l'intensificarsi dei disordini civili in America Centrale (specie in Nicaragua e a El Salvador) generò flussi di emigranti diretti soprattutto negli Stati Uniti. La guerra in Afghanistan spinse ad andarsene, si stima, 3 milioni di persone, la maggior parte delle quali, nel 1992, era ancora insediata nei vicini Pakistan e Iran. Ancora, un conflitto armato di dimensioni civili e internazionali nel Corno d'Africa ha prodotto milioni di migranti dalla Somalia al Sudan.” Dati rilevati dal sito cit. (9) “Un prolungato periodo di piogge ha avuto nella migrazione di molti cittadini irlandesi negli Stati Uniti un ruolo fondamentale. Esso contribuì a produrre raccolti di patate estremamente bassi, determinando una carestia e molti agricoltori furono costretti ad emigrare in America a partire dal 1847.” Dati rilevati dal sito cit. (10) “Un grave terremoto come quello che ha colpito San Francisco nel 1989, che ha ucciso molte persone e che ha scosso il Candlestick Park pieno zeppo poco prima dell'inizio di una partita di baseball delle World Series, è stato sempre seguito da un breve esodo di migranti che temevano che il peggio dovesse ancora arrivare” Dati rilevati dal sito cit. |
T’arricuorde?Visita guidata alla Basilica di Superga (TO): 30 aprile 2010La tragica fine del “grande Torino” Nota a cura di fda Tutto il mondo dello sport, e in particolare quello del calcio, ricorda sempre con grande tristezza la sciagura del 4 maggio 1949 che annientò, in un terribile incidente aereo, la squadra di calcio più forte del campionato di quegli anni: il “grande Torino”, che era riuscito a vincere ben cinque scudetti di seguito. Inoltre dieci calciatori della squadra granata erano titolari nella Nazionale italiana, che, con tutti e dieci presenti in campo, proprio al comunale di Torino nel 1947 aveva battuto per 3 – 2 la forte compagine d’Ungheria. Del resto il Torino era fortissimo in casa e da sei anni era imbattuto nel mitico stadio Filadelfia , dove il tifo era incontenibile. La tragedia di Superga sconvolse tutti gli Italiani, anche in non appassionati di calcio, perché il “grande Torino” era diventato il simbolo della rinascita e del riscatto di un popolo e di una nazione che voleva riprendere a volare alto. La sciagura fu determinata, in effetti, da tutta una serie di coincidenze nefaste. La squadra tornava da Lisbona dove era andata a disputare, prima fatalità, non una gara ufficiale di una competizione tra clubs, ma semplicemente una partita per una manifestazione di addio al calcio di un famoso calciatore portoghese, Josè Ferriera. Questa partita era stata organizzata per interessamento di Valentino Mazzola, il forte calciatore della Nazionale italiana, il quale, dopo la partita contro la Nazionale portoghese, prese accordi col collega del Benefica che aveva manifestato il desiderio di avere, per la sua partita di addio al calcio giocato, come squadra ospite proprio il “grande Torino”. Seconda fatalità, Mazzola non era in forma fisica adeguata, per un’influenza, ma pur di non deludere Ferriera, volle essere ugualmente della partita e decise di partire con la squadra. La partita fu vinta dal Benefica per 4 – 3. Terza fatalità, l’aereo doveva atterrare a Milano, ma il pilota, Pier Luigi Meroni, cosa di cui non si venne mai a saper il motivo, stranamente puntò verso Torino. Quarta fatalità, Torino era quel giorno avvolta in una nebbia fittissima e fu proprio a causa della nebbia che il trimotore Fiat N°212, l’aereo delle Aviolinee Italiane, che trasportava i calciatori, andò ad urtare contro i muraglioni di sostegno del giardino della Basica. L’incidente causò la morte di 31 persone tra calciatori, dirigenti, direttore tecnico, allenatore, massaggiatore, organizzatore, giornalisti al seguito, pilota e membri dell’equipaggio. Una lapide nel giardino della Basilica ricorda i loro nomi. Vittorio Pozzo venne chiamato a riconoscere le salme; al funerale parteciparono, oltre le autorità politiche e del mondo del calcio, più di cinquecentomila persone, giunte anche da varie parti d’Italia. Quell’anno mancavano quattro giornate alla fine del campionato, lo scudetto fu assegnato al Torino alla memoria. Il Torino per le ultime partite mandò in campo, pur essa costituita da forti calciatori, la squadra di riserva, che vinse tutte e quattro le restanti partite, ma anche le compagini avversarie schierarono i rincalzi in segno di solidarietà. Il Torino era stato messo in piedi, per dir così, sotto in bombardamenti della guerra da Ferruccio Novo, che portò anche in Italia il modulo WM adottato dalla squadra inglese dell’Arsenal. Dalla tragedia di Superga si salvarono per circostanze al momento negative per loro, ma favorevoli per aver salva la propria vita: il calciatore Sauro Toma, che non partì, per un grave infortunio al ginocchio che compromise poi la sua carriera, il presidente Ferruccio che, all’ultimo momento, dovette rinunciare ad andare a Lisbona per sopravvenuti e imprevisti problemi di lavoro. T’arricuorde?Visita guidata al centro storico di Napoli 15 febbraio 2009: La cappella Sanseveronota storico-artistica a cura di fda Da Augusto Crocco – Mario Guarino: “La Cappella Sansevero e il suo Mecenate” - Edizioni Carlo Martello – Napoli, 1964 La Cappella Sansevero
“ (…) La Cappella Sansevero, appartenente alla nobile ed antica famiglia de’ Sangro, figura fra gli attestati più puri e genuini di un’arte fiorita nei secoli XVII e XVIII. Essa, fondata nel 1590, conserva nella superficie esterna dell’edificio, uno stile vagamente rinascimentale a cui fanno riscontro i due portali, quello maggiore e quello minore, di stile nettamente barocco. Piccolo scrigno d’arte, avvolta in un alone di fascino e di mistero, racchiude in sé varie opere di inestimabile valore. Valenti artisti, napoletani e stranieri, contribuirono — in una gara generosa — a degnamente far rifulgere con le loro stupende opere, quel luogo destinato non solo al culto, ma anche a raccogliere i resti mortali dei suoi illustri proprietari. Entrando dalla porta principale, il nostro sguardo vien tosto colpito da un unico e generale effetto scenografico per cui la Cappella, ad unica navata e di semplice forma rettangolare, non ci appare nelle sue giuste dimensioni, che in realtà sono piuttosto modeste, bensì acquista uno slancio prospettico sensibilmente maggiore a quello reale. In essa nessun elemento si contrappone o risalta maggiormente sull’altro. Tutto, diremmo, è suddiviso equamente nello spazio con maestria e con raro gusto artistico. Una fuga di otto magnifici archi a tutto sesto prolungantisi fino al presbiterio (quattro per lato), accolgono in ciascuno di essi, ad eccezione di due (uno dei quali servì da ingresso laterale), un sepolcro di famiglia, mentre un magnifico cornicione, eseguito su disegno dello stesso don Raimondo, sporge lievemente con eleganza alla sommità degli archi raccordando e fondendo, in un’armoniosa gamma plastica e coloristica, la parte inferiore con quella superiore; una volta a botte, piccola ma poderosa, accoglie un unico e generale affresco. In alto, da tre finestre strombate di esigue dimensioni, una luce pacata e diffusa si discioglie e poggia con delicatezza in ogni luogo, creando un gioco perfetto di luci e di ombre, di vuoti e di pieni, contribuendo ad una persistente atmosfera di vago riposo e di pace.” (pp. 43 – 44) |