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VIAGGIO DI PRIMAVERA: IL VIAGGIO IN BREVEVIAGGIO DI PRIMAVERA LAGO MAGGIORE E LAGO D’ORTA (ISOLE BORROMEE: BELLA, PESCATORI E MADRE; PALLANZA, VERBANIA E VILLA TARANTO; STRESA E ARONA; LAGO D’ORTA ED ISOLA SAN GIULIO; SACRO MONTE DI ORTA) IL VIAGGIO IN BREVE Questo viaggio può definirsi uno dei più interessanti proposti dall’Associazione e realizzati dal punto di vista tecnico e logistico dall’Agenzia PGF di Schiavo, con la collaborazione attenta e continua del Direttivo. I luoghi incantevoli visitati sono stati oggetto di attenta considerazione ed entusiastica ammirazione per la loro conformazione e per le incantevoli cornici in cui sono ubicati: in particolar modo il lago d’Orta e l’isola di San Giulio. In questo nostro approccio alla conoscenza dei luoghi siamo stati accompagnati da ottime guide ed abbiamo goduto di condizioni metereologiche eccezionali dal primo all’ultimo giorno del viaggio. Ciò ha contribuito a evidenziare più particolari dei luoghi visitati, in un contesto scenografico di grande suggestione. Molto bello il lago Maggiore ed incantevoli le isole del lago da noi visitate: l’isola Bella dalla forma simile ad una nave, simbolo della casata principesca dei Borromeo, interessante è risultato il palazzo barocco dei Borromeo che nel suo interno contiene sontuosi saloni riccamente ornati. Bella la galleria degli arazzi con tappezzerie fiamminghe del XVIII secolo. Nella pinacoteca sono conservate opere del Bramantino, di Luca Giordano, di Tiepolo ed altri. Nella cappella, edificata nel XIX secolo, vi sono sculture dell’Amadeo e del Bambaia (XV-XVI secolo). Nel sottosuolo si trova una serie di stanze sistemate a grotte con incrostazioni di tufo, conchiglie e marmi. Il giardino rappresenta uno dei migliori esempi di giardino barocco; terrazze all’italiana, con numerosi tipi di piante e fiori, sono ornate da sculture e fontane settecentesche. Particolare l’isola dei pescatori, un borgo con vicoli antichi e scorci di impronta chiaramente medioevale. Sull’isola si trova la chiesa romanica di S. Vittore che risale al XII secolo. Interessante è l’isola Madre, la più suggestiva per il silenzio che la domina in quanto la più lontana dalle sponde. Il palazzo rinascimentale con ricche e preziose collezioni di opere d’arte, di porcellana e una raccolta di scene e marionette del teatro dell’isola Bella. E’ circondato da uno splendido giardino botanico. Molto interessante è apparsa Verbania, località di villeggiatura e principale centro del bacino centrale del lago, con villa Taranto edificata alla fine del XIX secolo al centro di un affascinante complesso di vasti giardini ornati da sorgenti, fontane, prati all’inglese. Il parco è famoso per la varietà e la quantità di piante rare ed esotiche che vi sono raccolte. Anche Pallanza, affacciata sul golfo Borromeo, è interessante per la sua vocazione turistica testimoniata dalle belle ville costruite tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. L’ultima e affascinante tappa di questo nostro viaggio è stata la visita del lago d’Orta, Orta San Giulio, l’isola di San Giulio ed il sacro Monte di Orta. Ebbene abbiamo riservato per l’ultimo giorno la visione di luoghi bellissimi, affascinanti, romantici e di profonda spiritualità a cominciare dal lago d’Orta che è al centro del paesaggio, un lago piccolo, circondato da colline verdissime di boschi, dalle forme irregolari, ora basse e tondeggianti, ora alte e con i fianchi ripidi, talora a strapiombo, oltre le quali son già le prime vette delle Alpi. Orta è sempre stato il centro principale, l’unico che ha anche avuto un sistema di mura, distrutte nel 1311 e non più ricostruite, in quanto ritenute superflue: grazie alla sua posizione. Il borgo vecchio è a metà del lago ed è costituito da una sola strada principale parallela alla riva, con una fila di case che si affaccia sull’acqua ed una interna. Sono costruzioni di varie epoche, molto serrate, divise solo da qualche vicolo. Al centro è la piazza, vero salotto dove è molto piacevole sostare e sorseggiare un caffè o un aperitivo. Dalla piazza dell’imbarcadero i barcaioli conducono i visitatori all’isola San Giulio, dove tra ville e case rustiche, verdi di muschio e adorne di bougainvillea, si trova la basilica di San Giulio. Questo è il più importante monumento romanico del novarese, rimaneggiato e decorato nei secoli XVII e XVIII, con un campanile dell’XI secolo. All’interno c’è una prodigiosa opera del primo romanico, un ambone di pietra nera d’Oira, su quattro colonne di diverso disegno, con il parapetto tutto scolpito, raffigurante i simboli degli evangelisti e animali fantastici. Dalla sommità del colle che si leva sulla penisoletta di Orta San Giulio si snoda il percorso del Sacro Monte, con 20 cappelle dedicate alla vita di San Francesco, narrata con episodi popolari e sacri mediante un complesso plastico e pittorico veramente unico. Opera di un gruppo di artisti non molto noti, ma di straordinarie capacità artigianali. E’ stato un viaggio affascinante per tutto quello che abbiamo visto e scoperto, per le magnifiche condizioni climatiche e per i numerosi partecipanti, tutti di buona compagnia ed interessati a conoscere e ricordare tanti settori del sapere umano. Salpa |
Lo psicologo per i divorziatiIl mediatore psicologo per risolvere le liti dei coniugi divorziati di Gennaro Iasevoli Già da tempo in vari stati del mondo (per esempio negli USA e nei Paesi anglosassoni) esistono procedure extragiudiziali che, sia pure con sistemi diversi, servono a raggiungere lo scopo di accordare le parti in causa rispetto ad un contenzioso istauratosi tra di esse. Il paragone tra la gestione delle liti in Italia con quanto avviene negli USA e nei Paesi anglosassoni è alquanto difficile perché da noi prevale il riferimento ai contenuti normativi dei codici, mentre in questi paesi esteri citati prevale il riferimento alle sentenze già emesse sui conflitti analoghi. In Italia esiste per alcuni settori contrattuali a conciliazione e l'arbitrato, che hanno tra l'altro obiettivi di raffreddamento dei conflitti anche se con varie sfumature procedurali e sostanziali. Ma il dato più rilevante è la recente accelerazione registrata in Italia, verso tali procedure extragiudiziali di mediazione, determinata da una serie di norme legislative tra cui l'articolo 16-decies della Legge 26 febbraio 2011, n. 10, che proroga di dodici mesi il termine di cui all'articolo 24, comma 1, del decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, limitatamente alle controversie in materia di condominio e di risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti. Infatti chi intende esercitare in giudizio un'azione relativa ad una controversia in materia di condominio o di risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti, e' tenuto preliminarmente ad esperire il procedimento di mediazione ai sensi del suddetto decreto, ovvero il procedimento di conciliazione previsto dal decreto legislativo 8 ottobre 2007, n. 179. Per tali controversie non si può ricorrere (improcedibilità) al giudice ordinario se appunto non sia stato attuato preliminarmente il procedimento di mediazione e ove il giudice ordinario rilevi che la mediazione non si stata esperita o non ancora conclusa ove già iniziata, assegna ai contendenti il termine di quindici giorni per il tale procedimento di mediazione. Lo psicologo mediatore attualmente opera ancora “in fase di attesa”, secondo le presenti norme di legge, per risolvere le controversie familiari che purtroppo accompagnano le separazioni ed il divorzio. Lo psicologo intervenire nel momento in cui la lite si è sviluppata in maniera preoccupante al punto da dare inizio ad una causa davanti al giudice ordinario, pertanto provvede ad istaurare una procedura articolata in vari momenti formali: a) fase introduttiva, b) discussione comune tesa al recupero e mantenimento dell'equilibrio di potere perduto tra le parti e delle relazioni sui bisogni, interessi ed affari, c) momenti di discussione separata privata, d) fase della formalizzazione dell'accordo, ove possibile, esponendo costantemente i risultati al controllo da parte dei contendenti. La mediazione è un processo volontario che già negli USA è risultata il metodo alternativo più adatto a risolvere anche le controversie commerciali tra aziende o tra consumatori e produttori, salvaguardando i buoni rapporti tra i contendenti ed assicurando forti risparmi di tempo e denaro, evitando contemporaneamente scandali di dominio pubblico e cadute di immagine. I soggetti che decidono di rivolgersi allo psicologo mediatore possono interrompere la procedura unilateralmente in qualsiasi momento; essi sottoscrivono un contratto sulla riservatezza che obbliga tutti i partecipanti (compreso il mediatore ed i legali) a non divulgare il contenuto delle discussioni e i documenti utilizzati, né ad utilizzarli come prova a favore o contro, ad eccezione del contratto di mediazione che può essere reso pubblico in caso di contestazione degli adempimenti in esso previsti. Lo psicologo in qualità di “terza persona” imparziale, ricorrendo alla metodologia del problem solving, aiuta i protagonisti di una disputa a mantenere aperta la negoziazione senza stancarsi fino a concluderla con una soluzione utile per entrambi. Il mediatore psicologo professionista evita che la lite si aggravi maggiormente fino all'esplosione di un'agitazione comportamentale incontrollata che condiziona la discussione tra le parti, e permette a ciascuno di esprimere con calma i propri interessi e le proprie preoccupazioni in modo spontaneo, reale ed informale, utilizzando anche la presenza e l'apporto dei legali delle parti, durante le sedute separate o comuni. Di fronte ad un conflitto opera con neutralità e imparzialità, non esprime giudizi, non suggerisce soluzioni, non dà torto o ragione ad alcuno, ma rende più facile la discussione tra le parti al fine di individuare e mettere meglio a fuoco i reciproci interessi, cercando di indirizzare i contendenti verso il raggiungimento di un accordo giusto vantaggioso, che rapidamente porti miglioramenti e che duri nel tempo. Lo psicologo svolge un ruolo di equilibrio tra due litiganti controllando il procedimento di negoziazione e partecipando all'accordo invece che alla vicenda personale. Non accetta le visioni unilaterali dei problemi e cerca di mettere in chiaro le informazioni sottaciute dalle parti. Il mediatore col suo aiuto deve consentire alle parti un effettivo protagonismo nella ricerca della migliore soluzione e permettere ai legali di parte di dare al meglio il loro contributo tecnico-professionale durante la ricerca di soddisfacenti e talvolta innovative soluzioni. Lo psicologo mediatore, diversamente dall'arbitro, dispone di molta libertà operativa, e potendo scegliere modalità e tempi flessibili può liberamente usare, in base alla sua formazione professionale, le metodologie operative di comunicazione e negoziazione più disparate che ritiene opportune per realizzare una mediazione efficace e di aiuto ai contendenti, onde pervenire anche in tempi relativamente esigui ad una soddisfacente chiusura del conflitto. Attualmente per quanto riguarda le liti familiari conseguenti le separazioni, il divorzio e l'affido condiviso dei figli, la mediazione dello psicologo mediatore fa emergere l'interesse comune di sminuire la conflittualità, attenuando l'ansia e la tensione, e permette agevolmente la formulazione di un piano di cura dei figli (tutela della salute istruzione e fruizione dei diritti). La mediazione però avviene molto spesso ancora in sedi di enti privati, consultori e studi professionali, quindi si fonda su indicazioni scientifiche di ordini professionali, ma non è normata in dettaglio da leggi, che si prevede, ragionevolmente, non tarderanno a venire. I figli dei divorziati percorrono un piccolo calvario che inizia dalla presa di coscienza dell'allontanamento di un genitore dalla famiglia. Essi, se sono piccoli, possono contrarre la Parental Alienation Syndrome a causa di un “vissuto negativo” di un percorso costellato di delusioni, scompigli, timori e liti, che registra la massima intensità di sofferenze durante il periodo dell'età evolutiva. Dopo il 25° anno (circa) le sofferenze dei figli si attenuano, ma hanno comunque segnato il carattere con effetti duraturi sulle motivazioni individuali riguardanti il lavoro, la famiglia e la società. La composizione “mediata psicologicamente” delle liti post-divorzio evita ai figli i danni derivanti dalla compromissione della fantasia e delle motivazioni, che si verificano per la “perdita” di uno dei genitori allontanato. Ricerche psicologiche:Tragedie in divisa.Lo stress, i pericoli della mente, i drammi personali, non risparmiano i militari. di Gennaro Iasevoli. Dalle statistiche giornalistiche risultano fortunatamente pochissimi casi d’uso improprio delle armi in dotazione, con eccessi ed esiti nefasti conclusisi con suicidi od omicidi, pertanto non si può parlare di alcun allarme sostenuto dalle percentuali, ma in ogni caso sul piano psicologico occorre proporre ugualmente il presidio di un’azione di prevenzione antistress e multidisciplinare, sostenuta, ove possibile, anche dalla comprovata efficacia delle relazioni associazionistiche, affinché si esplichi un rapporto dialogante, specialmente mirato alle persone in divisa momentaneamente più fragili, chiuse e dubbiose. Le persone più fragili devono essere messe in grado di provare a lenire e svuotare le tensioni interne, che talvolta vanno accumulandosi per ragioni familiari, lavorative, di gioco ed esistenziali. Devo dire, in premessa, che la disponibilità delle armi in dotazione, contrariamente alle voci che si levano dai profani, non potrà mai identificarsi come causa o concausa delle tragedie, perché si inquadra tecnicamente e scientificamente nella ordinaria gestione dei rischi da parte dei preposti. E poi ogni arma è già compresa nell’universo dei pericoli fissi – inerti - che ogni essere umano è abituato a fronteggiare giornalmente con l’intelligenza. Le armi gestite dagli addetti (delle F.F. dell’Ordine) – anche secondo le statistiche ospedaliere - rappresentano un pericolo fisso inferiore, con incidenti più rari di quelli causati delle scale, balconi e finestre da cui si può cadere, o dei pericoli giornalieri derivanti dalla fruizione dei mezzi pubblici e privati oppure derivanti dalla vita domestica, dai cibi e dagli stessi medicinali che assumiamo. Pertanto inutile perder tempo a parlare delle dotazioni, perché solo in rarissimi casi possono essere chiamate in causa se non in seguito all’intenzionale volontà delittuosa di tutt'altra origine. Ritornando a parlare della prevenzione mentale dello stress, secondo la mia pregressa   esperienza di relatore in corsi antistress per Ufficiali, direi che esistono fattori stressanti principalmente legati ai ritmi di lavoro e scompensi della ideazione provocati da aspirazioni molto ampie a fronte di successi molto limitati che in parole povere comportano delusioni su delusioni, finché la persona per salvarsi dalla trappola, non comincia ad abbassare coscientemente il suo livello di aspirazione smodata al successo. Occorre considerare e prevedere sempre la possibile insorgenza anche inaspettata dei pericoli della mente a seguito di stress, delusioni, malattie e predisporre un contributo socio antropologico al benessere vitale anche di chi lavora in divisa. L’affetto dei familiari, le raccomandazioni alla calma ed alla serenità, i corsi antistress, la regolazione dei ritmi di lavoro, una dieta equilibrata ed appagante, sono tra gli espedienti principali per la tranquillità e la salute mentale. Certamente non è mai superflua la diffusione del dialogo sul benessere vitale anche nei confronti dei militari, tanto più quando ci si trova di fronte casi tragici per l’uso improprio della dotazione personale verso se stessi e verso gli altri. Lo sport e la partecipazione e l'integrazione nel tessuto sociale durante il tempo libero può essere utile ed addirittura risolutiva nei conflitti psicologici interiori che colpiscono e affliggono alcuni militari quando improvvisi vuoti esistenziali, impediscono la serenità individuale e l'ottemperanza alle mansioni quotidiane da espletare in divisa. L'associazionismo, vissuto durante il tempo libero, spesso produce utilmente un aiuto esterno delicato, semplificato, esistenziale che dà ristoro psicologico naturale, perché non collegato al sostegno psico-medico istituzionale interno alla caserma, che talvolta intimorisce e smorza sul nascere la trasmissione colloquiale delle problematiche mentali del dipendente in divisa, per il timore che le eventuali segnalazioni delle proprie sofferenze psicosomatiche momentanee possano essere registrate perennemente con conseguenze sugli incarichi di lavoro, o per il timore di rallentare la carriera. Sono estremamente importanti, durante il tempo libero, le relazioni amicali ed i colloqui anche se informali, gli ascolti e gli interventi psicologici estemporanei, meglio se connotati dalla dimensione dinamica reale della vita; essi favoriscano il benessere piscologico, talvolta messo a dura prova dalla routine quotidiana degli Operatori delle forze dell’Ordine. L’incontro ed il colloquio – effettuati anche presso strutture esterne dotate di Sportello di ascolto associativo - permettano di approdare a quel confronto umano in un ambiente neutro, scollegato dalle registrazioni nelle cartelle cliniche personali di caserma. E’ questa un’azione aggiuntiva di prevenzione e di sostegno, offerta da molti sportelli associativi esterni attraverso i professionisti del volontariato, che producono buoni risultati nella prevenzione del disagio.
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Guardiamo oltre, allarghiamo la ricerca sul degrado criminale giovanileLa Scuola e la Famiglia fanno già toppo nel fronteggiare la diseducazione, la malvagità e la scelleratezza che provengono dalla strada, sprovviste come sono di aiuti e mezzi adeguati. La psicologia giuridica spiega da tempo che è necessario rinforzare i servizi sociali che operano sul territorio !.La devianza trova terreno favorevole nelle grandi città. di Gennaro Iasevoli, Register of Expert Peer Reviewers for Italian Scientific Evaluation REPRISE - CINECA – MIUR. E ingiusto e fuorviante addossare le colpe della delinquenza giovanile alla Scuola oppure alla Famiglia procurando con i giudizi quasi sempre immotivati un inutile strazio a bravi docenti e a genitori impegnati, dimenticando i compiti comunali dei Servizi Sociali,che devono essere assolutamente coinvolti nella lotta alla devianza che nasce nella strada ed all'imbarbarimento notturno incontrollato che contamina i soggetti deboli e si infiltra attraverso di essi nella casa e nella scuola. Un’attenta analisi antropologica e statistica sulle condizioni economiche suggerirebbe che la delinquenza minorile di città non nasca dalla povertà o dall’ignoranza, ma derivi piuttosto dallo spreco, dal vizio, dalle risorse a portata di mano, dai beni lasciati incustoditi, dalla densità della popolazione. Pertanto la devianza trova terreno favorevole nelle grandi città, più belle, più affollate, più ricche di ritrovi, ove facilmente ci si confonde nel pubblico; si può passare inosservati e si possono occultare oggetti vietati ed atti ad offendere. I ragazzi e le ragazze hanno sperimentato la furbizia e capito che le ore passate per la strada, non sono sottoposte alle regole della famiglia e della scuola. Principalmente nelle strade affollate delle grandi città e meglio ancora di notte, i ragazzi hanno la percezione di essere lontani da quella pressione educativa scolastica e familiare e quindi godono appieno di una libertà smodata che porta a confondere il vero con il fantastico, il lecito con l’illecito, il personale col collettivo, i bene pubblico con i beni privati e persino le ragioni della vita con la fine dell’esistenza. Stare nella strada senza regole porta i ragazzi a vivere nella nebbia esistenziale e quindi la ricerca del piacere assume dei contorni parossistici per evidenziarne gli effetti fino sballo e fino alle “partenze senza ritorno”. Naturalmente i minori sono ben consapevoli che ogni intemperanza, compresi i crimini commessi per strada, “lontano dagli occhi scolastici o familiari” sono difficili da annotare, riconoscere, provare e condannare, perché c’è sempre la salvifica connivenza degli amici e poi, quello che più conta, vige l’impunibilità dovuta alla minore età. ÂÂ Non bisogna sorprendersi se oggi paradossalmente si scopre che non sono gli adulti corrotti a spingere i ragazzi a delinquere, ma sono i minori stessi a voler sperimentare la delinquenza per poter entrare nel mondo malavitoso, secondo copioni immaginari ispirati ai loro quotidiani approcci web più devastanti. E’ inutile quindi, in questo contesto civile e comportamentale di massa, continuare a discutere sull’operato della scuola o della famiglia che solo Dio sa quanto lavorano per fa far crescere questi figli. La risposta a tanta preoccupazione che viene dalla civiltà del nostro tempo può essere data dagli studiosi dello sviluppo e più ancora dalla psicologia giuridica: i diritti dei minori vanno tutelati prioritariamente dalla famiglia, dalla scuola ed anche dai servizi sociali (quindi dallo Stato). Si può quindi, almeno in teoria, stare tranquilli, avendo una triade di soggetti rappresentati in carne ed ossa da genitori, docenti ed assistenti sociali. Ed ecco anche la contro risposta: i ragazzi delinquenti frequentano poco e male la scuola, passano poche ore con i genitori e spesso non sanno proprio dell’esistenza degli assistenti sociali. Quindi mi chiederete da dove si comincia ?. ÂÂ Benissimo !:ÂÂ questa è la domanda giusta che bisogna farsi sul piano normativo, perché così la nostra mente può riscoprire i progetti e le politiche comunali dei servizi sociali deputati alla conoscenza e gestione civica del territorio. Si può considerare che le città (dal nome civis = cittadino) non siano fatte solo di parcheggi da monitorare con gli ausiliari del traffico o di giardinetti pubblici che bisogna innaffiare, ma siano costituite da gruppi di esseri umani che devono relazionarsi secondo tutti quei principi studiati ed approfonditi anche nei molteplici e validi tirocini accademici degli assistenti sociali operanti nei comuni! Riscoprendo la psicologia giuridica con la valorizzazione dei servizi sociali è quindi possibile mitigare vandalismi, accoltellamenti e salvare i ragazzi delinquenti sul piano comportamentale; sicuramente, in ogni contesto cittadino e meglio ancora nelle città più grandi, come Milano, Roma, Torino, Napoli, passo passo: aprire una discussione pedagogica pregnante sulla vita notturna dei minori, rivedere l’importanza di un’assistenza psicologico-giuridica nei confronti dell’infanzia deviante, effettuare riunioni di servizio tra dirigenti scolastici, dirigenti dei servizi sociali comunali e FF. dell’Ordine, convogliare risorse sui servizi sociali con precisi obiettivi. Vi parlo dopo varie esperienze di settore e vi dico che ho sperimentato l’intervento dei servizi sociali, in una concomitanza progettuale Comune – Scuola - FF dell’Ordine, risolvendo le problematiche di cui stiamo parlando in modo abbastanza semplice. La strada maestra della mia sperimentazione in un’area precisa è stata quella della sinergia tra assistenti sociali comunali e la scuola, perché gli assistenti sociali in virtù del loro ruolo psicologico-giuridico si interfacciano con le famiglie, mediante visite domiciliari per verificare le condizioni educative ed igieniche e propongono sussidi assistenziali; nello stesso tempo le FF dell’Ordine territoriali tutelano i responsabili dei servizi sociali assicurando un sereno svolgimento dei loro compiti. I sintomi dello stress procurato dall'ora legaleStress da ora legale? Colpisce chi è impegnato in studio, lavoro o famiglia. di Gennaro Iasevoli Lancette avanti... vai a dormire un po' prima!... Lancette indietro vai a dormire un po' dopo!. Ecco il classico suggerimento anti-stress per affrontare anche quest'anno l'ora legale, che scatterà nella notte tra sabato 24 e domenica 25 marzo togliendo agli italiani un'ora di sonno. Meglio dire subito che pochi ragazzi vogliono farlo e poi gli adulti quasi sempre non vi riescono anche volendo, essendo sovraccarichi di lavoro e di impegni. |